domenica 15 aprile 2012

"Bla bla"

Gli vomitò addosso tutto ciò che di più dispregiativo gli venne in mente, non si risparmiò nella sua offensiva, colpì ogni singolo punto in cui sapeva avrebbe fatto più male, voleva lasciare evidenti segni della sua aggressività, aveva la necessità di restituire tutto il dolore raccolto nel corso della sua giovane vita, non era importante che la sua vittima non avesse alcun ruolo nel suo percorso di disperazione, così come casualmente si era sentito lui per primo bersaglio di un destino troppo crudele a sua volta doveva trasformarsi in quella stessa forza aleatoria e meschina da cui si era sentito colpito.
L’attacco è la migliore difesa si dice, ma tutto questo restituire cose che non si desideravano non fa che rinnovare questo assurdo circolo di pugnalate al cuore, non riesco a trovare una minima traccia di sensatezza in tutto ciò, è certo che chi cerca di evitare questa sciocca imposizione si ritrova ad essere più facilmente bersaglio e a torto, non è facile intestardirsi nel non essere opportunista ed egoista come qualcuno o qualcosa ha deciso si debba essere ma a primo impatto sembra essere l’unico modo per resistere veramente, per non perdere quello che di più autentico si possiede di sé, chi si sente vittima e trova in questo ogni giustificazione al proprio agire perché si sente incompreso od incomprensibile si condanna automaticamente ad essere boia di sé stesso, non c’è tiranno peggiore di quello che ritrova nella propria sofferenza il giusto metro di giustizia per tutto.

sabato 14 aprile 2012

"Rifinire"

Lucia guardava fuori dalla finestra, ripensava alla canzone che il maestro di canto le aveva dato da imparare, era dolce e leggera, aveva un vago sentore Bohemienne, raccontava di una giovane ragazza e del suo cuore sul punto di fiorire in un nuovo amore, erano parole delicate le sue, il loro aroma era lo stesso dei fiori di pesco quando sbocciano in primavera, quanto sole in quel tiepido sentimento. C’era però una cosa strana che filtrava sia dal testo che dalla musica, sul finire della canzone le tinte si facevano un po’ più scure, come se tutto d’un tratto qualcosa di esterno intervenisse in quell’atmosfera ovattata, l’ombra di un passato che ancora non ha detto addio al presente, l’anonimo ricordo di un amore finito, era lì dietro, senza che mai si svelasse apertamente.
Che ironia, la canzone sembrava appartenerle, o forse era lei che era sua, ma questo non era importante, la cosa che più la sorprendeva era il perché le fosse stata assegnata, si rifiutava di pensare che fosse solo un caso, certe cose si sa, risultano più interessanti quando sembra siano ordite da sconosciute volontà superiori.
Ma fortunatamente per lei dietro l’assegnazione di quella canzone non c’era nulla di più che semplice casualità, come spesso accade quando la testa viaggia per conto proprio e non tiene conto del normale incedere delle cose, voleva trovare un senso di corrispondenza universale a quello che le stava capitando ma tralasciava il fatto che in realtà, il pezzo, si adattava perfettamente alle sue doti canore.
In tutta la faccenda c’era però qualcosa di non assolutamente casuale, ma non riguardava Lucia, bensì Francesco, il suo maestro, che nonostante vivesse più o meno la stessa situazione , era bloccato sull’ultima parte della canzone, quella parte finale esprimeva perfettamente la sua reticenza alla possibilità presente di ricominciare con qualcun’altro, il ricordo di lei lo faceva desistere dal lasciarsi andare totalmente; la cosa che più lo sconvolgeva era la tenue speranza che dentro di sé sentiva non volerlo abbandonare, anche quando l’aveva vista in compagnia di un altro e nei suoi occhi non aveva visto che luce, i segni evidenti di una conversione ad un'altra confessione, il suo amore non riusciva a desistere del tutto.
Eppure Lucia era così felice con Riccardo, lui aveva il potere di farla sentire libera, non si risparmiava in nulla, neanche nel peggio di sé, si fidava ciecamente, ma dentro di sé sentiva qualcosa mancare, un po’ di complicità forse, ma sapeva che il suo vuoto era dettato dall’abitudine di giorni divenuti poi anni del suo precedente condividersi, doveva solo avere pazienza, ne era consapevole.
Francesco le aveva assegnato si quel testo perché nelle sue corde, ma lo aveva fatto anche con la speranza che lei ripensasse a loro, a quello che erano stati e che nonostante il suo cuore fosse ormai altrove ritrovasse la strada per quel qualcosa che era sempre stato suo.
Si era allontanato da Lucia per la troppa paura, i vigliacchi si sa, più si intestardiscono e più si coprono gli occhi, ignorano tutto ciò che non è costantemente provato, quando basterebbe ognuno trovare sé stesso e tutte le volte venirsi ad incontrare senza l’angoscia di potersi perdere.